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Mastodon, Bluesky, Threads, Discord, Hive, Reddit, Tumblr. In questi mesi il panorama dei competitor di X – ex-Twitter – è cresciuto a dismisura, grazie soprattutto alle scelte compiute da Elon Musk dopo la sua acquisizione. Non è un caso, infatti, che Bluesky – il social fondato da Jack Dorsey, già cofondatore di Twitter, considerato oggi uno dei rivali più “agguerriti” di X – abbia assistito a settembre a un’ondata di nuovi utenti, proprio il giorno seguente a quello in cui Musk ha rivelato di voler rendere X un’app a pagamento per tutti, e non solo per il servizio premium. Secondo quanto riportato dal sito di monitoraggio Bluesky Stats, la piattaforma ha registrato un aumento consistente rispetto ai trend usuali pari a 53.585 utenti tra il 18 e il 19 settembre 2023, ossia nei giorni seguenti all’annuncio inaspettato del nuovo proprietario di Twitter.

Non si è trattata della prima volta in cui un concorrente del social ha tratto vantaggio dalle azioni dell’imprenditore di Tesla e SpaceX. All’inizio dell’estate, Bluesky ha dichiarato di aver registrato un “traffico record” lo stesso giorno in cui Elon Musk ha annunciato il limite temporaneo al numero di tweet visualizzabili dagli utenti, tanto da aver dovuto sospendere le nuove iscrizioni. E ancora prima è stato Eugen Rochko, fondatore di Mastodon, a dichiarare apertamente che la sua piattaforma era cresciuta in concomitanza alla fuga da Twitter, passando dai 300.000 ai 2,5 milioni di utenti attivi mensili tra ottobre e novembre 2022 – ossia nei mesi in cui l’imprenditore ha concluso l’acquisizione della piattaforma.

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A conti fatti, ha perso Putin, ha perso la Russia. Ma la democrazia, la democrazia digitale non ha fatto alcun passo in avanti. Ha perso Putin, ancora, hanno perso i suoi alleati, le sue idee ma tutto resta com’era: con il diritto di connessione di otto miliardi di persone in mano a dieci grandi gruppi. Un diritto a disposizione delle big tech.

Pochi se ne sono accorti ma in questi giorni, a Bucarest, c’è stata un’elezione che avrebbe potuto cambiare tanto nelle nostre vite. Tantissimo nei modi di comunicare.

Lì, nella capitale romena, si sono riuniti i delegati dell’ITU, l’International Telecommunications Union, per la prevista riunione quadriennale. Stati, governi – gli unici con diritto di voto – ma anche rappresentanti di organismi di settore, piccole delegazioni della società civile, lobbies – tante – delle imprese.

Un vertice che era previsto potesse durare addirittura tre settimane perché all’ordine del giorno c’era il tema più rilevante: l’elezione del segretario generale e degli altri organismi direttivi.

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